martedì 28 febbraio 2017

Recensione "Tutta colpa del whisky" di Cristian A. Porcino Ferrara


Tutta colpa del whisky
Cristian A. Porcino Ferrara



Formato: Brossura
Genere: Poesia/Pensieri
Editore: Lulu.com    
Pagine: 93







"Leggendo l'ultima opera di Cristian A. Porcino Ferrara, ci sembra di conoscere un po' meglio l'autore che si e sempre dimostrato anticonformista, disinibito e forbito nel linguaggio, solitario ma anche libero nei pensieri. "Tutta colpa del whisky" ha un fil rouge con i testi e lo stile di vita dello scrittore contemporaneo Charles Bukowski. Sicuramente un libro coraggioso e potente in grado di scuotere l'animo del lettore". Viviana Cosentino (giornalista)

Recensione:
Sembra che la parola Whisky derivi dal termine gaelico "uisce" che significa "acqua di vita".
Proprio come l'indispensabile liquido che racchiude forza, semplicità e sogno, Cristian Porcino Ferrara unisce in questa raccolta, l'essenza del suo pensiero, la primordiale necessità di scrivere e cercare di donare il fulcro di varie questioni al lettore.
In questo libro troviamo una serie di poesie che trattano temi molto diversi, intimi, politici, attuali, religiosi e molto altro.
Con un linguaggio libero da terminologia preconfezionata, l'autore prova ad unire il pensiero più intimo alle costruzioni sociali che ci circondano quotidianamente e che condizionano l'intera esistenza umana.
Dai "Servi dell'orinale" a "Selfami", le interpretazioni possono essere soggettive ma aperte a diverse riflessioni, il senso ricercato tra le righe può lasciare tracce uniche nelle riflessioni di ogni lettore.
Ciò che Cristian Porcino ha trascritto su queste pagine, è la personale idea e il pensiero sincero di tutto ciò che ci circonda, da cui si evince la necessità di urlare quel dissenso e quella superficialità che caratterizza il presente.

Finite le poesie, si trova una piccola raccolta di pensieri personali, scritti intimi relativi ad argomenti tanto diversi tra loro, uniti da un filo conduttore di critica e rabbia.
Si passa dall'"Elogio del Lei", sul perduto rispetto anche nel rivolgersi alle persone, all'"Elogio del piffero" di Rocco Siffredi.
Un insieme di critica e pensiero che affonda le radici in un'attenta analisi e in un continuo studiare e informarsi su attualità e società.

Una raccolta interessante, da gustare lentamente, proprio magari con un bicchiere di whisky.
Pensieri che non chiedono di essere condivisi ma che stimolano riflessioni, poesie intime da gustare e valutare guardandosi dentro, così diverse ma tanto uniche nella forma e nel linguaggio.
L'opera di Cristian Porcino è una piccola raccolta che può essere apprezzata in momenti diversi, si può trovare libera da schemi e da un linguaggio moralmente e socialmente accettato.
Un tentativo di far conoscere l'interiorità di un filosofo che nel pensiero ha trovato l'alleato più grande in una società che giudica con facilità e merita di essere giudicata e messa in discussione.
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Cristian A. Porcino Ferrara, filosofo, scrittore e critico letterario, ha pubblicato diversi libri.
Trovate l'elenco completo sul suo blog al seguente sito internet:
http://lerecensionidelfilosofoimpertinente.blogspot.it/
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lunedì 27 febbraio 2017

Recensione "La casa dei Krull" di George Simenon


La casa dei Krull
George Simenon



Formato: Brossura
Genere: Noir
Editore: Adelphi           
Pagine: 210




Giudizio sintetico




La casa dei Krull è al margine estremo del paese, e loro stessi ne vengono tenuti ai margini. Benché naturalizzati, restano gli stranieri, i diversi. Da sempre, e nonostante gli sforzi fatti per integrarsi. Nel loro emporio non si serve la gente del luogo, neanche i vicini, ma solo le mogli dei marinai che a bordo delle chiatte percorrono il canale. E quando davanti all'emporio viene ripescato il cadavere di una ragazza violentata e uccisa, i sospetti cadono fatalmente su di loro. In un magistrale crescendo di tensione, e con un singolare (e formidabile) rovesciamento, vediamo montare l'ostilità della popolazione francese verso la famiglia tedesca, e l'avversione per una minoranza, che rappresenta un perfetto capro espiatorio, degenerare progressivamente in odio e violenza. Mentre all'interno della casa dei Krull ciascuno deve fare i conti con le proprie colpe e le proprie vergogne nascoste. In questo romanzo oscuramente profetico, scritto alla vigilia della guerra, Simenon affronta un tema che gli sta molto a cuore, e lo fa scegliendo il punto di vista, disincantato e sagace, di un cugino dei Krull, un ospite tanto più inquietante, e imbarazzante, in quanto diverso, per così dire, al quadrato: diverso, come i Krull, dagli abitanti del paese, ma diverso anche da loro stessi, perché dotato di un buonumore «sconosciuto in quella casa», e di una disinvoltura, di una «leggerezza fisica e morale» che la rigida etica protestante paventa e aborre – e sarà proprio questa sua intollerabile estraneità a scatenare la tempesta.

Recensione:

I Krull, famiglia tedesca naturalizzata francese, vive ai margini di una cittadina del nord della Francia, conducendo una vita tranquilla, che ha come principale occupazione la gestione della bottega annessa all'abitazione.
Una casa costruita ai margini della città vicino ad un canale, dove le chiatte attraccano quotidianamente, un commercio florido solo grazie ai rifornimenti di cui i marinari necessitano.
La voglia di adeguarsi e diventare parte integrante della comunità è impossibile, tutti guardano con sospetto agli stranieri Krull.
Oltre ai cinque componenti della famiglia, il cugino Hans, entra in scena portando il suo carattere discutibile e il suo modo di fare altrettanto particolare.
Non si vergogna di essere tedesco e non fa nulla per uniformarsi alla famiglia e alla comunità.
Quando viene ripescato dal canale il corpo della giovane Sidoniè, la famiglia si trova ad affrontare l'odio e il pregiudizio dell'intera comunità che vede, nei tedeschi Krull, il colpevole perfetto per un delitto così crudele.
Il finale è inaspettato e sorprendente, ma lascerà aperte molte molte domande.

Pubblicato nel 1939 con il titolo originale "Chez Krull", questo romanzo, in questa nuova edizione by Adelphi, è un'opera che ricalca e propone l'originale e inconfondibile stile di Simenon.
I protagonisti umili che si trovano ad affrontare una drammatica circostanza, spesso un delitto, la svolta e l'analisi psicologica attenta di singoli avvenimenti e personaggi.
Possiamo sentire l'autorità e la vigile attenzione della madre Maria, pronta a tutto per difendere la famiglia e la bottega dal pregiudizio e dalle attenzioni del vicinato.
Il silenzioso Cornélius, osservatore arguto che si tiene ai margini, ma che sente le vibrazioni amare della situazione dei propri cari.
Hans e Joseph e le sorelle Krull, personaggi diversi ed unici, descritti sempre con un linguaggio attento, riassuntivo ma esaustivo nei minimi particolari.

In questo romanzo troviamo due temi principali: le problematiche familiari dei singoli componenti, e il giudizio esterno delle persone che vedono nel "diverso" il colpevole perfetto.
In primo luogo vediamo come, all'interno di una famiglia, possano trovarsi personalità nascoste, carenze di dialogo pesanti, quotidianità preimpostate, e una dignità nella ricerca dell'integrazione che non vuole cedere anche sotto i colpi della violenza.
In secondo luogo, troviamo la facilità accusatoria nei confronti della piccola famiglia, unica nel vicinato di origine tedesca, che diviene il perfetto capro espiatorio per un delitto che sembra non interessare a nessuno, se non come pretesto per liberarsi finalmente di quella strana famiglia.
A discapito della vittima. che passa in secondo piano, la priorità comunitaria diventa il trovare l'assassino seguendo l'istinto e quel pregiudizio che indica nei Krull i colpevoli perfetti e indifendibili.

Lo stile di Simenon si riconosce nell'acuta definizione dei personaggi, nell'ambientazione, che sembra di conoscere già dalle prime pagine, dalle descrizioni che non si dilungano in inutili e noiosi dettagli narrativi e dai continui stravolgimenti e capovolgimenti di situazioni.
In questo romanzo in particolare, mi aspettavo la risoluzione del caso, forse che il cugino Hans prendesse in mano le redini della famiglia e che portasse alla luce la verità sul delitto.
In realtà, questo romanzo, pone la lente d'ingrandimento, sull'inquietante evolversi della potenza del singolo chiacchiericcio che diventa accusa comune nei confronti del diverso.
Il voler trovare a tutti i costi il colpevole, trovando il personaggio perfetto che si addica, con molta facilità, all'assassino capace di simili crudeltà, anche in mancanza di prove: basta il pregiudizio.

Un romanzo che si legge velocemente e da cui non si riesce a staccarsi, che lascia aperte riflessioni e possibili epiloghi della storia, sul futuro dei singoli personaggi e degli avvenimenti.
La grandezza di questo romanzo sta proprio nella riflessione, a posteriori, del possibile epilogo della storia, del presagio temporale che tutti hanno alla fine della lettura.
La pubblicazione, nel 1939, anno dello scoppio della seconda guerra mondiale, colpisce  e apre una riflessione sulle tensioni che già erano presenti prima della guerra, di come una famiglia tedesca, anche con grande impegno e sacrifici per l'integrazione, venisse considerata una "famiglia crucca" sempre e per sempre.
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George Simenon
Romanziere francese di origine belga. La sua vastissima produzione (circa 500 romanzi) occupa un posto di primo piano nella narrativa europea. 
Grande importanza ha poi all'interno del genere poliziesco, grazie soprattutto al celebre personaggio del commissario Maigret. 
La tiratura complessiva delle sue opere, tradotte in oltre cinquanta lingue e pubblicate in più di quaranta paesi, supera i settecento milioni di copie. Secondo l'Index Translationum, un database curato dall'UNESCO, Georges Simenon è il quindicesimo autore più tradotto di sempre. 
Grande lettore fin da ragazzo in particolare di Dumas, Dickens, Balzac, Stendhal, Conrad e Stevenson, e dei classici. Nel 1919 entra come cronista alla «Gazette de Liège», dove rimane per oltre tre anni firmando con lo pseudonimo di Georges Sim. 
Contemporaneamente collabora con altre riviste e all'età di diciotto anni pubblica il suo primo romanzo. 
Dopo la morte del padre, nel 1922, si trasferisce a Parigi dove inizia a scrivere utilizzando vari pseudonimi; già nel 1923 collabora con una serie di riviste pubblicando racconti settimanali: la sua produzione è notevole e nell'arco di 3 anni scrive oltre 750 racconti. Intraprende poi la strada del romanzo popolare e tra il 1925 e il 1930 pubblica oltre 170 romanzi sotto vari pseudonimi e con vari editori: anni di apprendistato prima di dedicarsi a una letteratura di maggior impegno. 
Nel 1929, in una serie di novelle scritte per la rivista «Détective», appare per la prima volta il personaggio del Commissario Maigret. 
Nel 1931, si avvicina al mondo del cinema: Jean Renoir e Jean Tarride producono i primi due film tratti da sue opere. 
Con la prima moglie Régine Renchon, intraprende lunghi viaggi per tutti gli anni trenta. Nel 1939 nasce il primo figlio, Marc. 
Nel 1940 si trasferisce a Fontenay-le-Comte in Vandea: durante la guerra si occupa dell'assistenza dei rifugiati belgi e intrattiene una lunga corrispondenza con André Gide. A causa di un'errata diagnosi medica, Simenon si convince di essere gravemente malato e scrive, come testamento, le sue memorie, dedicate al figlio Marc e raccolte nel romanzo autobiografico Pedigree
Accuse di collaborazionismo, poi rivelatesi infondate, lo inducono a trasferirsi negli Stati Uniti, dove conosce Denyse Ouimet che diventerà sua seconda moglie e madre di suoi tre figli. Torna in Europa negli anni Cinquanta, prima in Costa azzurra e poi in Svizzera, a Epalinges nei dintorni di Losanna. 
Nel 1960 presiede la giuria della tredicesima edizione del festival di Cannes: viene assegnata la Palma d'oro a La dolce vita di Federico Fellini con cui avrà una lunga e duratura amicizia. Dopo pochi anni Simenon si separa da Denyse Ouimet. 
Nel 1972 lo scrittore annuncia che non avrebbe mai più scritto, e infatti inizia l'epoca dei dettati: Simenon registra su nastri magnetici le parole che aveva deciso di non scrivere più. Nel 1978 la figlia Marie-Jo muore suicida. Nel 1980 Simenon rompe la promessa fatta otto anni prima e scrive di suo pugno il romanzo autobiografico Memorie intime, dedicato alla figlia. 
Georges Simenon muore a Losanna per un tumore al cervello nel 1989.

Fonte: ibs.it
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venerdì 24 febbraio 2017

Recensione "Le ali del bruco" di Antonio Cucciniello


Le ali del bruco
Antonio Cucciniello



Formato: Brossura
Editore: Pendragon          
Pagine: 171









È la storia di un uomo che ha perso il lavoro e non ne accetta le conseguenze. Depresso e minato nell'autostima, nel suo ossessivo peregrinare incontra un barbone, espressione della povertà estrema ma ricco di una forte interiorità. Il dialogo, considerata la distanza tra il mondo dell'uno e quello dell'altro,
si svolge attraverso un metalinguaggio, basato su metafore e simboli propri dell'approccio sistemico vitale. Questo libro può rappresentare una stimolante lettura per quanti amano essere... "vitali".

Recensione:
Il romanzo "Le ali del bruco", narra la storia di un uomo che ha visto cadere una ad una le certezze della propria vita.
Perdendo il lavoro, è caduto in un abisso di rassegnazione, di non accettazione dell'accaduto, che lo porta ad un abbandono fisico, a ritmi e rituali privi di significato e logica.
Ne sono un esempio il viaggio solitario in treno per avere un pasto alla mensa dell'azienda, l'alcool, il fumo e l'attribuire al destino la mancanza di soluzione alle vicende della propria vita.
Dopo la perdita del lavoro, e con l'avanzare di questa flemmatica esistenza, il protagonista perde la moglie Barbara e il figlio Matteo, e si accontenta di sopravvivere, non di vivere.
Non riesce più a dormire nel letto, non entra nella stanza del figlio, questa situazione lo logora dentro ma non è abbastanza per farlo risollevare e scrollarsi la patina di amara rassegnazione che lo avvolge.

L'incontro con un barbone che disegna strani schemi sui vetri del treno e su un quadernino logoro, l'avvicinarsi di un cagnone che sembra indirizzare l'uomo verso la corrente giusta e le riflessioni interiori che a poco a poco scardinano certezze rese tali dalla rassegnazione, capovolgeranno l'esito di una vita che sembrava ormai persa e vittima di quella società dove, se non sei uniformato alla massa, hai poche chance di cavartela ed essere felice.
L'epilogo e la riflessione finale sono da assaporare personalmente.

Questo libro è un viaggio, come sul treno che ogni giorno prende il protagonista, nell'oscuro limbo del pessimismo e della rassegnazione.
La volontà di lasciarsi andare e perdere tutto rende la vita dell'uomo una costante ripetizione meccanica di gesti e situazioni.
L'incontro con il "poeta pezzente", che cattura fin da subito l'attenzione del protagonista riesce, con parole che sembrano non avere fondamento, citazioni o consigli, a indirizzare sulla strada giusta la mentalità, e di conseguenza le azioni, di una persona perduta.

Questo romanzo è un bellissimo esempio di come la narrazione può portare a riflessioni profonde.
Riccamente condito con i pensieri e ragionamenti del protagonista, si percepiscono le ansie e la rassegnazione dell'uomo, ma dopo l'arrivo del barbone pezzente e delle sue parole, si avverte la capacità di mutamento del pensiero, del saper indirizzare la mente verso le connessioni corrette, essendo in grado di modificare l'evolvere della vita e del futuro.
"Da mela marcia a marmellata".

I dialoghi sono racchiusi in pochi scambi ma efficaci, perchè stimolo per l'evoluzione di pensieri decisivi.
Il grande messaggio che ho trovato e che emerge da queste righe è la consapevolezza, non semplice da attivare, che gli eventi non sono sempre il frutto di avvenimenti concatenati, ma decisioni volontarie che possono essere ribaltate grazie a decisione, consapevolezza, spirito e volontà.

Un libro scritto molto bene, la lettura è scorrevole, sciolta ed elegante.
Antonio Cucciniello sa perfettamente come rendere il lettore partecipe delle riflessioni e delle azioni del protagonista lasciando, a fine romanzo, interessanti spunti per una riflessione personale.
Riflessioni che nascono da difficoltà ma che hanno un sapore positivo, come i messaggi legati all'amore e al valore della famiglia.

Questo romanzo nasce da un progetto dell'ASVSA, l'Associazione per la Ricerca sui Sistemi Vitali, istituita nel 2011 da ricercatori italiani animati dalla voglia di approfondire gli studi sistemici per comprensione e risoluzione di problemi sociali ed economici.
Proprio per questi principi il romanzo ha un'impronta decisa dell'autore nell'opera narrata, con un linguaggio diretto e semplice che rende chiaro il contesto e il tema quotidiano e comune, stimolando la dimensione emotiva e cognitiva resa possibile grazie alla lettura.

Proprio come un bruco tutti noi siamo attaccati al nostro stelo della quotidianità, basta essere in grado di abbandonare la pelle che ci imprigiona e aprire le ali per la ricerca del nostro nettare vitale.
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Antonio Cucciniello è nato ad Avellino nel 1975. Animato da un fervente spirito di curiosità, ama in modo particolare la psicologia e la musica rock. Attraverso la scrittura, Cucciniello riesce a guardare oltre la materialità, e ad addentrarsi nel proprio universo interiore, che scandaglia nelle pieghe più recondite. Tra i suoi lavori, Un'altra opportunità (2003), Hyria (2005) e Vittime (2008). Per Pendragon ha pubblicato il romanzo Le ali del bruco (2015).
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"Non posso mostrarti una farfalla in un bruco o una fragola nel suo fiore. Bisogna attendere che il sole maturi e l'una e l'altra".

Bernardinde Saint Pierre

giovedì 23 febbraio 2017

Recensione di "Una legger@ linea sottile" di Paola Montorfano

Una legger@ linea sottile
Paola Montorfano


Pubblicato: 2016
Editore: Lettere animate
Genere: Narrativa
Pagine: 155







I protagonisti principali, Paola e Francesco, intrecciano con un filo tecnologico una storia d’amore attraverso WhatsApp, gelosia e mail, passione e blog, che vi trascinerà, nei colpi di scena di questo romanzo diretto e ironico, da leggere tutto d’un fiato!
Un matrimonio trascinato in nome dei figli da crescere con gli amanti come conseguenza e non causa della fine dell’unione. Un’irriverente analisi dell’amore e della realtà delle coppie moderne, dove l’amore è amore finché va tutto bene, poi ci si perde. Qualcuno si ritrova, qualcuno si perde per sempre, qualcun’altro se la cava.
Ci vuole coraggio ad arrivare alla legger@ linea sottile, al selvaggio faro di Fastnet, dove il cielo incontra il mare, per prendere la decisione finale, tra le onde della tempesta emotiva e della natura.

Recensione:
Quando smetti di cercare l'amore il destino può metterci lo zampino, trasformando una cena tra amici, con il marito "noioso" dell'amica, in un incontro che la vita la cambierà per sempre.
Paola, durante quella cena, conosce Francesco, il marito dell'amica Lia, a detta della seconda donna molto noioso e per nulla interessante.
Quello che doveva essere un incontro cordiale, per non rimanere soli nell'estate rovente milanese, si trasforma in un colpo di fulmine che porta in breve tempo Paola tra le braccia di Francesco.
Sapendo che Lia tradisce continuamente il marito con un collega, le cose sembrano facili.
La separazione sembrerebbe scontata, ma Lia si oppone per puro egoismo e Francesco ha molta paura di perdere i figli che sono il bene più prezioso.

Nasce così un fitto scambio di mail, messaggi e whatsapp dove Francesco e Paola alternano desiderio e romanticismo a dubbi e difficoltà.
Da una parte si sente il desiderio fortissimo di trascorrere del tempo insieme, dall'altro tutti quei dubbi che possono martellare la coscienza di un uomo che non vuole sfasciare la famiglia che ha creato.
I continui tradimenti della moglie non bastano a Francesco come motivo per mettere la parola "Fine" sulle pagine di un rapporto ormai finito.
Paola non è la causa della fine del rapporto ma la conseguenza... .
Lia, mettendo alle strette Francesco, lo lega a se stessa impedendogli di essere libero di incontrare Paola, dalla quale non riesce a staccarsi e che, nonostante tutto, è pronta ad aspettarlo per tutto il tempo che servirà ad equilibrare la situazione familiare.
Tra incontri furtivi, continui scambi di messaggi intrisi di amore e gelosia e mail dal sapore agrodolce, il rapporto tra Francesco e Paola diventa presto di pubblico dominio, contornato dalle storie fasulle fatte circolare da Lia fuori dalla scuola dei figli.
Come conseguenza di questa falsità marcata e di egoismo frutto della possessione, con mezzi discutibili, Paola cercherà, prima di riportare pubblicamente la verità sulla loro storia e poi, a seguito di episodi di controllo su Francesco, ad aprire un blog su verità immaginarie che possano rendere insopportabile il dubbio di Lia sul rapporto tra il marito e l'amica.
Il finale è tutto da scoprire... .

Non è facile parlare di un'amore così vivo e carico di passione, tipico degli amori appena nati.
Il tutto condito con la presenza di una famiglia e dei figli sullo sfondo, che non rendono facili le lotte interiori che un padre deve affrontare per scegliere tra la felicità di se stesso o il bene e la serenità dei figli.
Tra le righe delle mail di Francesco si sente sia la passione cocente per Paola, ma anche la tensione respirata a casa in un rapporto ormai inesistente, dove possessione ed egoismo rendono la divisione una lotta inutile e un male per i bambini.

La corrispondenza tra Paola e Francesco aiuta a capire ogni momento e ogni vissuto interiore.
Si percepisce la tensione, la passione e il romanticismo che dirige l'orchestra dell'amore dove la platea è la vita.
La voglia di vedersi, di stringersi e di realizzare il sogno di una vita insieme, deve spesso fare i conti con la difficoltà di prendere quella decisione che separerà una famiglia frutto di progetti e sogni passati.
La tenacia di Paola, alcune discutibili mosse e quell'amore inaspettato, di cui ormai non può più fare a meno, riusciranno a cancellare i dubbi di Francesco e lo aiuteranno a prendere definitivamente la sua strada.

Nel 2017 ho trovato questo romanzo un tentativo meritevole di scrittura "digitale".
Si scopre la storia e i personaggi attraverso degli scambi di corrispondenza informatica: messaggi, mail e whatsapp.
Le nostre giornate sono scandite da centinaia di telefonate e messaggi, quindi è facile immaginare come ci comporteremmo in una situazione simile a quella dei protagonisti.
Un amore che non ha la possibilità di essere vissuto attraverso incontri quotidiani, può sopravvivere e crescere anche attraverso questi scambi di dubbi e romanticismo che si alternano sempre e che rendono questa storia un insieme di alti e bassi, dove il finale non è mai certo o scontato.
Ho apprezzato molto l'impronta romantica e sognatrice di alcuni passaggi, il trovare poesie, aforismi, citazioni di canzoni e nomignoli di personaggi dei cartoni Disney.
Questo dettaglio ha rimarcato quella semplice verità racchiusa in ogni storia d'amore, che si possono sentire le farfalle nello stomaco ad ogni età e in ogni circostanza, lasciandosi andare e imparando a cedere sotto i colpi dell'amore.
Si sente la mancanza di una narrazione che approfondisca contesto, personaggi e storie precedenti a quella raccontata, credo però che sia stata una scelta dovuta all'impronta immediata e digitale del racconto.
Questo dettaglio non permette di entrare totalmente nelle sensazioni che provano i personaggi, di immedesimarsi e sentirsi coesi e appassionati.
Ma non è forse un po' la conseguenza del passaggio al digitale?
Una lettura veloce, piena di alti e bassi, di cambi e di stravolgimenti.
Ho adorato la copertina e il significato che si scopre nelle pagine di questo libro.
Un tentativo moderno di raccontare un amore e di provare a descrivere tutte quelle difficoltà di un sentimento fuori dagli standard.
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Paola Montorfano è nata il 26 ottobre 1964 . Passata attraverso il liceo linguistico. Approdata allo IED con il corso di Moda. Adora leggere e crede sia la forma migliore per dare senso ai nostri sogni. La scrittura é arrivata per caso, per guarire dagli attacchi di panico che hanno minato la sua vita. Le dissero che scrivere  l'avrebbe salvata. La scrittura è stato il  viaggio dall'inferno alla luce. Questo primo libro é il risultato di questa avventura.

mercoledì 22 febbraio 2017

Segnalazione "Libri da leggere": "Il pellegrinaggio" di Laura Radiconcini

Il pellegrinaggio
Laura Radiconcini

editoreEdizioni Il Ciliegio
formato Libro
collanaPegaso
pagine174
pubblicazione02/2017
ISBN/EAN9788867713868

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È il 1353 e la Peste Nera ha devastato l’Italia e l’Europa intera. Col cessare del morbo, numerosi sopravvissuti si recano in pellegrinaggio, per ringraziare Dio della propria salvezza e in suffragio dell’anima dei propri cari defunti. Adso, un vampiro che si fa passare per monaco, guida un gruppo di devoti al santuario di San Sertorio, dove li attendono affamati i membri della sua potente congrega, immortali di origine bizantina. Tra i penitenti, tuttavia, c’è chi suscita in Adso sentimenti completamente nuovi, fino a farlo innamorare perdutamente e mettere in dubbio la sua stessa natura e la missione di morte che deve portare a compimento.
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Laura Radiconcini, romana ma con ascendenze statunitensi, è ormai nonna. 
È stata per oltre trent’anni dirigente di un’organizzazione ambientalista internazionale e, da giovane, attiva partecipante ai movimenti per i diritti civili, in particolare divorzio, aborto e obiezione di coscienza. La passione per le storie di vampiri risale all’adolescenza. Il pellegrinaggio è nato da un viaggio in Toscana nei luoghi dove passava la Via Francigena.

martedì 21 febbraio 2017

Recensione di "Solo se c'è la Luna" il nuovo romanzo di Silvana Grasso


Solo se c'è la Luna
Silvana Grasso



Formato: Brossura
Genere: Romanzo
Editore: Marsilio      
Pagine: 222



Giudizio sintetico




Il manovale Girolamo, dopo trent’anni d’America, dove ha imparato marketìnghi e bisinès, torna in Sicilia, primi anni Cinquanta, col nuovo nome americano di Gerri. Nel suo paese arretrato, dove ancora si usa la cenere per lavare e lavarsi, fonda una gigantesca fabbrica, stile americano, di sapone e saponette, la Gerri Soap, che esporta, con grande successo economico e d’immagine, i suoi prodotti in tutta Italia. L’America, che ha fatto di lui un imprenditore, gli ha insegnato le strategie di mercato, di comando, sempre e comunque, perché, quando si è padroni, non esiste il torto, ma solo la ragione. Da uno sciagurato matrimonio con una ragazza che trascorre il tempo a intagliare volti e corpi sul legno, nasce Luna, minuta quanto un coniglietto, per di più con una rarissima malattia che la costringe a vivere al buio, solo se c’è la Luna, perché il Sole ucciderebbe le sue tenere carni. Per farle compagnia, e soprattutto prenderne le distanze, Gerri le “compra” una quasi sorella, Gioiella, figlia di una sua operaia, ragazza madre, che vuol vivere, anche lei, col suo nuovo amore il sogno americano. Gioiella cresce con una spaventosa bellezza bruna e sensuale, ma è chiusa, scontrosa, ostile a ogni avventura sessuale o sentimentale. Nel frattempo, nella grande villa, Luna studia, legge avidamente poeti e scrittori, nell’illusione di conoscerlo quel mondo che non conoscerà mai nelle geografie dei luoghi, finché a 16 anni non le basta più innamorarsi di uomini scolpiti nel marmo o nei versi dei poeti: vuole un maschio vero, di carne vera. Non sa, però, che la quasi sorella prova per lei un sentimento d’attrazione sessuale devastante, contro cui nulla può la volontà o la preghiera. Con la potenza di un’immaginazione sgargiante e l’estro di una lingua febbrile, Silvana Grasso racconta lo scontro tra la natura e il moderno nella scena mediterranea di una Sicilia marina e assolata obbligata a piegarsi al primato notturno, per costringerci a ripercorrere il percorso della metamorfosi del mondo nella storia e a ritrovare le tracce di quel destino fatale che - nonostante ogni sforzo di sfuggirgli alla ricerca di un futuro migliore - resiste vitale, luminoso e feroce.

Recensione:
La narrazione inizia con la nascita di Luna, protagonista del romanzo, in una notte di luna piena dove, dopo un giorno di travaglio doloroso, viene alla luce una piccola creatura delicata e minuta.
La madre, Gelsomina, è una giovane ragazza siciliana, semianalfabeta e poco intelligente, che vive nel suo mondo fatto di intaglio e sculture, dove l'amore vero può nascere per un pezzo di legno intagliato magnificamente.
Gelsomina a sedici anni, costretta dalla famiglia, ha sposato il cinquantenne Girolamo Franzò, tornato dall'America dopo trent'anni nel nuovo mondo e con grandi progetti di "marketinghi e bisnés" per l'arretrata isola che non conosce la grandezza dell'ingegno e dello sviluppo.
Girolamo, americanizzato Gerri, possiede una fabbrica di saponi, la "Gerri Soap" e tutto ciò che ruota attorno a lui e alla sua vita diventa fonte di ispirazione per nuovi "bisnés".
Anche la nascita di Luna, figlia femmina e non futuro erede masculo dell'impero Franzò, dopo una delusione iniziale per il sesso (nascosto molto bene all'ostetrica del continente per far vedere la mente aperta e la modernità di pensiero), diventa spunto per una nuova linea di saponette.

Luna, crescendo, si scopre essere vittima di un'inguaribile malattia che la costringe a non esporsi alla luce del Sole, obbligata a vivere di notte e conoscere il mondo attraverso sguardi di buio, Solo se c'è la Luna... .
Per fare compagnia a Luna, oltre alla vicinanza retribuita della zia Ciccina Frensis, Gerri l'Americano decide, con una mirata azione di "marketinghi", di convincere una giovane ragazza madre, desiderosa di partire per l'America per rifarsi una vita, a lasciargli in custodia momentanea la figlia Gioiella fino a quando non sarà sistemata e in grado di provvedere ad entrambe.

Luna vive alla luce delle stelle, conosce la vita attraverso i libri, i poeti e gli scritti.
Il rapporto con Gioiella non è idilliaco, l'una invidiosa della ricca Luna dagli occhi azzurri e i capelli biondi e dal fisico minuto, l'altra  gelosa della vita all'aria aperta e del rapporto con i ragazzi.
Arrivata l'adolescenza Luna vuole provare i piaceri della carne, non le bastano le teorie e i racconti scovati nei libri, vuole un uomo vero, in carne e ossa.
Organizzato l'incontro da Gioiella, Luna ne sarà delusa, e non si accorgerà che la stessa Gioiella, nutre un'attrazione possessiva ma carica d'amore per lei... .

E' stato il primo romanzo letto di Silvana Grasso e devo dire che ho adorato il filo narrativo del libro, veloce ed estroso, e lo stile dell'autrice che incolla lo sguardo alla singola lettera e rende difficile separarsi dalle pagine di questo racconto.
La storia sembra inizialmente, un vissuto semplice tra la divisione del moderno Gerri e l'arretratezza dell'isola lasciata molto tempo prima.
La fortuna che Gerri ha riportato in patria, viene scandita dal racconto narrativo che utilizza termini "maccheronici" quando si tratta di spiegare azioni e pensieri dell'Americano.
Viene naturale, anche per una polentona come me, provare ad immaginare i dialoghi con cadenza siciliana, con quel ritmo famosissimo della parlata sicula.
Si tocca con mano il divario tra la grandezza del sogno americano, la ricchezza esibita, la superiorità ostentata e grandiosa, l'indispensabile pubblicità che diventa irrinunciabile anche nella vita e la povertà di un paese dove riti e ritmi sono dettati dall'uso comune, dalla miseria e da usanze discutibili.
La Sicilia scoperta nella notte, il lavoro in fabbrica, le usanze di inizio secolo e i pensieri arretrati, ma ben saldi ancora oggi in alcune persone, fanno da sfondo a questa storia che prenderà piede sempre più modificandosi a seconda del personaggio e dell'azione descritta.
Una narrazione spigliata e divertente quando si tratta di descrivere i pensieri e le azioni di Gerri, sboccata e viziata quando si riflettono pensieri e azioni di Luna e razionale e interiore quando si parla di Gioiella.
Gioiella, la meno acculturata e benestante con i pensieri maggiormente razionali e morali.
Luna e Gerri legati all'istinto, ai soldi e al desiderio di avere sempre di più.

Una lettura che ho amato dall'inizio alla fine, una scrittrice che ho apprezzato in ogni parola, usata sempre nel modo giusto e nel momento giusto.
Tratti sboccati che sottolineano il concetto e il pensiero, strazianti lotte interiori che si accostano parallele a superficiali desideri materiali.
Un romanzo capace di far riflettere senza cadere mai nel banale utilizzando uno stile ironico ma chiaro.
Ho definito questo romanzo semplicemente geniale, già dalle prime pagine!
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Silvana Grasso  è nata a Macchia di Giarre, in Sicilia. Vive tra Gela e Giarre. È filologo classico, scrive racconti, romanzi, pièce teatrali e collabora con diverse testate. È stata assessore alla cultura del comune di Catania. Le sue opere sono state premiate con importanti riconoscimenti, tra cui: il Premio Mondello, il Premio Brancati, il Premio Vittorini, il Premio Flaiano Narrativa, il Premio Grinzane Cavour Narrativa italiana. Ha pubblicato: Nebbie di ddraunàra (La Tartaruga 1993), Il bastardo di Mautàna (Anabasi 1994, Einaudi 1997, ripubblicato da Marsilio nel 2011), Ninna nanna del lupo (Einaudi 1995, ripubblicato da Marsilio nel 2012), L’albero di Giuda (Einaudi 1997, ripubblicato da Marsilio nel 2011), La pupa di zucchero (Rizzoli 2001), Disìo (Rizzoli 2005), 7 uomini 7. Peripezie di una vedova (Flaccovio 2006), Pazza è la luna (Einaudi 2007), L’incantesimo della buffa (Marsilio 2011), Il cuore a destra (Le Farfalle 2014)
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venerdì 17 febbraio 2017

Segnalazione "Libri da leggere": "Morning Glory" di Alessandro Barberis

Morning Glory
Alessando Barberis

Racconto di un viaggio a livello fisico e mentale. La ricerca del protagonista, tra risvolti sessuali e situazioni...



Sinossi:
Amsterdam. Marco si sveglia frastornato in una stanza d’albergo. 
Sul cuscino a fianco al suo un bigliettino, con un nome, Kat, ed un numero di telefono. 
Dopo essersi ripreso, si appresta a cercare il suo compagno di viaggio, Morgan.
Prende l’ascensore ed appena si aprono le porte e mette piede nella hall, il receptionist, che stava parlando con due poliziotti, lo indica. 
Gli agenti fanno qualche domanda al ragazzo, al quale viene successivamente riferito che il suo amico è in stato di arresto con l’accusa di rapimento e sequestro di persona.

Quando ebbero modo di parlare in commissariato, Morgan raccontò che era successo un casino a causa dell’assunzione dei funghetti allucinogeni e che, chiamando in Italia la sua compagna, rinomato avvocato, si sarebbe presto risolta la situazione.

Dopo questa conversazione iniziò a riaffiorare qualche ricordo della sera precedente, tra cui una strana, ma piacevole sensazione nel ritrovare Kat fra i pensieri.

Nel corso del trip causato dalla droga, il giovane ebbe dapprima visioni che lo portarono a ridere senza controllo, e poi iniziò un viaggio che lo portò a vivere sensazioni corporee che mai aveva provato, impersonandosi fisicamente in ciò che vedeva, seguendo di pari passo i cambi di tempo e spazio che venivano offerti dalle allucinazioni.

Avrà poi un incontro cruciale con qualcuno di completamente inaspettato che aprirà la sua mente a tanti  quesiti e quando sembrerà che le risposte stiano per arrivare, una voce lo distrae, facendogli perdere tutto.

Da qui, il ritorno alla realtà.
Il rientro a casa risulta alquanto turbolento. Difatti Federico, il fratello di Marco è stato ricoverato in ospedale a seguito di un pestaggio.
Nel corso dei giorni, tramite l’aiuto di Francesco, un caro amico che lavorava nell’arma, venne scoperto chi aveva picchiato il giovane, ma soprattutto che ciò che era accaduto era causa di azioni passate di Marco.

Questo provoca forti sensazioni nel ragazzo che si trova ad affrontare un pesante esame di coscienza che lo porterà a contattare la sua ex fidanzata, Silvia.
Aveva un forte debito nei suoi confronti, poiché, dopo due anni di relazione, l’aveva tradita per mettersi con una sua collega. Ma il karma si era palesato nella maniera più dura, difatti a sua volta, la collega aveva cornificato il ragazzo facendolo soffrire.

Così Marco, cosciente del dolore derivante da un tradimento, ma senza troppe aspettative, decise di provare a scrivere a Silvia, nonostante fossero passati anni, per chiedere scusa del dolore arrecatole.

Passarono delle settimane, ma ricevette una risposta, e con l’avanzare del tempo e con suo grande stupore, riuscì nuovamente ad allacciare il rapporto con la ragazza con la quale pensò di poter avere una seconda chance, dalla quale ripartire in maniera più matura. Ma la vendetta è donna e Silvia aveva in mente come comportarsi fin dal primo riavvicinamento di Marco.
Arriva un messaggio inaspettato, con una richiesta di aiuto, ma non è particolarmente chiaro chi sia il mittente.
Cercando di riprendere le redini della sua vita, il ragazzo cerca di mettersi in quadro, dando una mano ad un’amica di suo fratello che aveva problemi con l’inglese e doveva prepararsi per la maturità. Da subito scoprirà che il nucleo familiare della giovane studente ha un modo di vivere molto particolare ed anche in questa occasione riuscirà a combinare, forse indirettamente, uno dei suoi soliti casini.
Marco riceverà nuovamente un sms da quel numero sconosciuto, e finalmente verrà fatta luce su alcuni dei fatti accaduti in precedenza, che serviranno poi al ragazzo per prendere importanti decisioni riguardanti il suo futuro e che lo porteranno a rivalutare la sua vita.
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Alessandro Barberis, 26 anni Colui su cui nessuno scommetterebbe, dalla risposta pronta e disarmante, sicuro di se stesso. Non amante delle mezze misure, o bianco o nero, o sì o no, o serenità interiore o caos perenne, o paradiso o inferno. A suo agio nella parte buia, dove trova più sfide e confronti. O lo ami o lo odi, o lo comprendi o non lo comprenderai mai. E spesso si ritrova a capire tutti e mai se stesso, perché permette a pochi di scalfire il suo muro ed a suo modo dimostra ciò che prova. La vita è troppo breve per non essere vissuta alla grande, alla ricerca quindi di occupare al meglio il tempo.
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giovedì 16 febbraio 2017

Recensione "Maria José e Lady Diana" di Rosa Santoro


Maria José e Lady Diana
Rosa Santoro





Formato: Brossura
Genere: Romanzo
Editore: Arduino Sacco Editore           

Pagine: 158





Quando nello specchio l’immagine che si riflette non somiglia alla tua, ma a un’altra, lo spazio e il tempo si annullano.
“Maria José e Lady Diana” è un romanzo di Rosa Santoro composto in maniera originale come se le due donne fossero legate da un unico destino. Una storia appassionante per vivere un’illusione di ritratti indefinibili dove un volto diventa l’altro in un gioco di luci e ombre, entità che appaiano e si dileguano come in un sogno.

Recensione:
Annullando spazio e tempo, questo libro regala incontro e confidenze di due donne che hanno saputo, in modo diverso e in tempi molto differenti, affrontare difficili storie d'amore e pressioni emotive dovute agli impegni regali che le hanno viste protagoniste.

Maria José del Belgio, sicuramente più abituata alla vita regale, in quando figlia del Re belga Alberto I di Sassonia salito al trono nel 1909, viene raccontata e si racconta soprattutto per la destinazione matrimoniale già decisa durante la sua infanzia.
Quando il matrimonio non era il coronamento di un sogno d'amore, ma l'unione di interessi politici e militari.
Proprio durante la Prima Guerra Mondiale, nel 1916, Maria José e Umberto di Savoia si conobbero, al castello di Monselice.
Le nozze, celebrate nel 1930, non iniziarono con il piede giusto, in quanto l'educazione di Maria Josè, aperta e moderna, si scontrava spesso con il rigore della monarchia italiana.

Focalizzate soprattutto sull'amore tra Maria José e Umberto di Savoia, le pagine e i racconti di questo libro si intrecciano con la storia di Lady Diana.

Diana Spencer, moglie dell'erede al trono Carlo d'Inghilterra, conosciuto durante una battuta di caccia, dopo un'infanzia segnata dal dolore per la separazione dei genitori, si sposa per amore ma subisce, ben presto, l'indifferenza del marito che causa sofferenza e una voglia di scappare da quel mondo che non le appartiene,

Nelle pagine di questo libro si annulla il tempo e lo spazio, le due principesse si incontrano e stringono un'amicizia che le porta a confidarsi nei momenti cruciali della vita.
Il fidanzamento e il matrimonio,I tradimenti dei mariti, la difficoltà di vivere con un'etichetta impostata e rigida, l'impegno sociale e l'amore per i figli sono i protagonisti dei dialoghi che le due donne si scambiano, che condividono e che si trovano a dover affrontare in epoche così diverse.

Un esperimento letterario interessante, dove la mente deve essere libera di viaggiare con la fantasia e lasciarsi guidare dai dettagli di due vite così diverse ma così simili.
I dialoghi sono, forse volutamente, molto semplici e informali, poco adatti a delle principesse.
Il paragone, accompagnato da una piccola biografia iniziale, rende la conoscenza delle due donne più profonda, soprattutto per ciò che riguarda Lady Diana e il fidanzamento con Carlo.
Avrei aggiunto qualche ulteriore cenno storico, soprattutto su Maria José per poter capire e comprendere a fondo la vita e le scelte di una donna così regale ma impegnata.
Con una modalità surreale si trovano dialoghi tra la madre di Maria José e la Regina Elisabetta, tra Umberto e Carlo, condivisioni di decisioni e momenti che ricalcano la somiglianza, a distanza di così tanti anni, tra due monarchie diverse ma ugualmente rigide e impostate.

Ho letto questo libro molto velocemente per la curiosità e l'intreccio dei dialoghi che invitano a proseguire.
Ho apprezzato la profondità di riflessione e di dialogo tra le due donne e l'approfondimento storico legato alla prima parte del fidanzamento.
Un interessante tentativo, parzialmente riuscito, di far coincidere e analizzare due vite così distanti di due donne unite da un sottile filo d'amore e incomprensione, di sogni e di indifferenza.
Essendo molto razionale e amando la storia, ho fatto fatica a cedere all'annullamento spazio temporale, ma credo che questo esperimento letterario e narrativo possa piacere a quelle persone che amano approfondire e provare ad interpretare pensieri e dialoghi di personaggi, che sono entrati di diritto nei nostri cuori e nei libri di storia, non sempre accompagnati da un lieto fine.
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martedì 14 febbraio 2017

Recensione "Al momento giusto" di Aldostefano Marino


Al momento giusto
Aldostefano Marino




Formato: Brossura
Editore: AUGH Edizoni      
Pagine: 160






La vita di Francesco, vent’anni, trasferitosi a Roma da Cagliari per frequentare l’università, cambia improvvisamente a partire da un venerdì di primavera: si sveglia al mattino e decide di chiudere la relazione con il suo compagno, ormai giunta al capolinea; poche ore dopo scopre di aver vinto diciassettemila euro al Gratta e Vinci ma perde malauguratamente il biglietto qualche giorno più tardi. Nel frattempo Francesco incontra Federico, di cui si innamora, e sua sorella Martina muore vittima di un misterioso incidente stradale in Sardegna. Tutto avviene repentinamente e inaspettatamente, come inaspettati sono il pacchetto e la lettera che il protagonista di Al momento giusto riceve; all’interno, un pulsante verde dai poteri straordinari, in grado di catapultare indietro nel tempo chiunque lo schiacci. Per Francesco inizia così una irrazionale ricerca di spiegazioni e di verità, che lo condurrà a vivere con Federico l’esperienza più incredibile della loro vita.
Attraverso questo romanzo di fantasia, Aldostefano Marino riflette con franchezza sul tempo, la famiglia, l’amore, la morte, catapultando il lettore in questioni attuali e molto dibattute come i diritti delle coppie omosessuali e le tematiche transgender.

Recensione:
Aprire gli occhi, in un venerdì di primavera, e accorgersi che chi si trova al nostro fianco non è la persona giusta, decidere in un attimo che non servono parole per chiudere qualcosa o per dare spiegazioni, che al momento giusto tutto si fa chiaro.
Inizia così "Al momento giusto" la storia di Francesco, studente universitario, trasferitosi da Cagliari a Roma, che inizia il suo racconto con il susseguirsi di eventi che hanno riempito, improvvisamente e senza calcolo, la sua vita, stravolgendola e aprendo le porte ad un destino che non vuole essere contraddetto.
Francesco ha lasciato il suo compagno, ha vinto diciassettemila Euro al Gratta e Vinci , e si prepara per dare una svolta alla sua vita, lasciandosi trasportare dalla voglia di andarsene, dal primo punto della "lista delle cose da fare prima di morire": interrail.

Una serata con gli amici di sempre, tra cui Ros, indiscutibile punto fermo e sostegno costante nella vita di Francesco, nuovi incontri e colpi di fulmine e sempre "quel momento giusto" che fa incontrare Francesco e Federico.
Un lampo, e quel flash di un incontro che sembra non essere frutto del caso ma la conseguenza inevitabile del destino che, volenti o nolenti, decide per noi e spesso sceglie la cosa migliore, anche facendoci scontrare con quell'amico che aveva messo gli occhi per primo su quel ragazzo e che non perderà occasione per cercare lo scontro.

Dopo questa serata Francesco non trova più il Gratta e Vinci, perso per sempre!
Il destino decide ancora e un brutto lutto si aggiunge al carico di pressioni, stravolgendo la piccola serenità trovata grazie a Federico.
Francesco è costretto a tornare a Cagliari.
La morte della sorella non porterà solo dolore e rimpianti, ma anche uno strano pacco a casa, a Roma.
Un pulsante verde in grado di riportare, chi lo preme, ad un momento passato, capace di modificare il presente, in istanti cruciali della vita già trascorsa.

Questo dono, che viene fatto dalla sorella Martina a Francesco, nasconde un passato drammatico, un evento, che ha influito, non direttamente, alla precoce morte della ragazza.
Un dono magico, che racchiude un grande pericolo.
Il destino, che ci tocca sulla spalla e a volte ci è amico, non ama intromissioni e Francesco lo scoprirà presto... .

"Al momento giusto" è un libro capace di far riflettere sulla vita e su quegli attimi capaci di cambiarla e modificarne il percorso.
Un gesto, una parola, un passo affrettato e tutto può cambiare, così, come un click su un pulsante verde.
E voi cosa fareste? Modifichereste la vostra vita o semplicemente vorreste rivivere attimi piacevoli del passato?
Francesco ci vuole provare, forse spinto più dalla voglia di capire che non dal desiderio di modificare.
Parlare un'ultima volta con la sorella, capire cosa può essere successo, quale attimo è stato fatale.
Una ricerca della verità che porta Francesco a scoprire molte cose, l'incontro non tanto casuale con Federico, destinato ad entrare e far parte della sua vita.
Una curiosità talmente profonda da modificare la vita in modo irreparabile.


Un libro che Aldostefano Marino scrive con grande abilità, mescolando un linguaggio narrativo tipico di un ragazzo di vent'anni a riflessioni profonde, esposte con chiarezza e maturità.
La difficoltà, nel 2015, di essere omosessuale e la voglia di fuggire, di trovare casa lontano da casa, di crearsi una quotidianità colma di affetto di persone che condividono il cammino, per nulla facile, di essere giovane e omosessuale in un mondo falsamente "moderno".
Il coraggio, tutto giovanile, di sapere gestire le situazioni più difficili, di saper affrontare anche i temi più delicati, di riscattare il pregiudizio di chi non si mette in discussione, la bravura nell'articolare e dare voce al coraggio di voler vivere una vita serena.
Un esordio letterario che promette molto, con la capacità di scrivere bene, correttamente, di donare tratti ben marcati di carattere e personalità ai personaggi, di legare un filo narrativo tra passato e presente, tra la riflessione interiore e la vita che si svolge intorno a noi e che dobbiamo spesso inseguire.
Un libro che racchiude dolcezza e sofferenza, dubbi sul passato e certezze relative al presente, che mette a nudo la curiosità e che sottolinea l'importanza del rispetto del tempo e degli avvenimenti che siamo costretti a subire, manipolati e modellati da quel destino che sfiora e modifica in modo permanente le nostre vite.
Una storia che può essere apprezzata da tutti per la facilità di lettura, l'armonia di scrittura e la storia equilibrata e mai banale, frutto di un grande lavoro e di un talento che merita di essere coltivato.