lunedì 30 gennaio 2017

Recensione "Il segreto del Verziere" di Federico Carro

Il segreto del verziere


di Federico Carro


  • Editore: Sacco
  • Data di Pubblicazione: 2015
  • EAN: 9788869510915
  • ISBN: 8869510913
  • Pagine: 168
  • Formato: brossura




Il “Segreto del verziere” è un romanzo originale che unifica colori di terra marina a racconti dal sapore fiabesco ove l’aspetto di vita è l’elemento chiave in intrigati passaggi di morte e desiderio di giustizia. Lo stile dell’autore è apparentemente austero ma, secondo un’analisi più approfondita del testo, si carica di una fantasia creativa in grado di tramutare un borgo decantato e al contempo maledetto dalle genti del posto in un luogo incantato di forze che richiamano alla rinascita.


Recensione:
Non è stato semplice cimentarsi con il linguaggio "d'altri tempi" di questo romanzo.
Volutamente scritto con questo stile, che ben si mescola con l'ambientazione fiabesca e dal carattere antico, "Il segreto del Verziere" non è un libro per tutti.
Bisogna, in qualche modo, essere in grado di comprenderne e apprezzare la forma, lo stile e il linguaggio che, per tutta la durata della narrazione, non permettono distrazioni o interpretazioni sbagliate.

La storia inizia con un'introduzione che incuriosisce e che narra la storia di un regno prospero e felice dove governava, Re Lenoire.
Un giorno, viene concesso un dono al re, da lui rifiutato e nascosto nel bosco.

Questo fatto porta brevemente al declino il regno e causa prima l'ammalarsi, e poi la morte di Re Lenoire. Dopo la sua morte, suo figlio, Lejake, per una scommessa fatta con la sorella, rifiuta il trono rimanendo principe e gettando così nel caos un regno già in difficoltà.
Un uomo misterioso propone a Lejake un patto, poi accettato, e che porta il mancato re lontano dal regno, allontanando nel contempo caos e disordine, oltre che la monarchia.
Un giorno questo patto viene spezzato e il romanzo ha inizio...

In un lido senza tempo, un veliero appare nel porto, dove il capo dello scalo ne ordina l'affondamento.
Ademaro, il capitano della nave, racconta il mistero della scomparsa dell'intero equipaggio e della ricerca del figlio.
Virtuoso, amico e accompagnatore del parroco Michele, guida il capitano dai medici del luogo, incontrando in seguito Corcelso che lo invita per una cena a casa con la moglie Dalia e il figlio Fiordilisio.

Da questo momento iniziale, di ordinata quotidianità legata al mistero del veliero, si aprono capitoli dove personaggi nuovi fanno l'ingresso nella storia e dove, con qualche difficoltà di interpretazione, si uniscono dettagli fiabeschi a un misterioso filo conduttore, thriller e dal sapore amaro.
Corcelso e Virtuoso, nel presente delle loro vite, si trovano ad affrontare leggende passate narrate da personaggi strani nell'aspetto, come Alvaro, e ad affrontare misteriosi avvenimenti, omicidi e antiche rivalità familiari.
Incidenti passati, legami familiari incerti e la natura che con temporali improvvisi e premonitori preannuncia sempre avvenimenti inquietanti, si intrecciano con misteri legati a leggende e a surreali avvenimenti.
Un personaggio con tatuaggi d'oro si inserisce nella scena e mette un po' d'ordine nel racconto provando a riordinare e a dare spiegazioni agli avvenimenti che si succedono in un apparentemente tranquillo e soleggiato lido.
Un patto leggendario spezzato e la conseguenza che ricade su tutti... .
La natura e il contrasto con l'uomo si uniranno e fonderanno in una primordiale lotta, che porterà risposte ma lascerà tante domande sul campo.

L'intreccio di un linguaggio arcaico e del mistero legato a luoghi e leggende antiche, sono una ricetta vincente ma non adatta a tutti i lettori.
Io, in primis, ho trovato difficile unire trama e linguaggio di narrazione, il cimentarmi con uno scritto così fitto e intenso, arricchito da una scrittura non sempre facile da seguire per la quantità di figure retoriche, termini in disuso e ossimori.
La storia è intrigante e incuriosisce, porta il lettore a cercare di riordinare i tasselli e a individuare risposte, che arriveranno ma non completamente, a provare a diventare uno spettatore della storia assaporandone il linguaggio antico e l'ambientazione fiabesca.
Questo tentativo e questo unire il fiabesco al thriller è una prova che l'autore supera, adatta però a chi ama sperimentare letture ricercate e impegnative, con linguaggio non sempre di facile comprensione e con la complessità di unire storia e interpretazione di avvenimenti e fatti.
Un lavoro che trasuda impegno e ricerche, studio e fantasia, complessità e tratti particolari e unici.
Una lettura complessa dove luoghi e personaggi sono lasciati alla completa immaginazione del lettore e dove l'odio, l'amore a la morte si uniscono alla natura in un modo unico e per nulla scontato.

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Nato a la Spezia il 15 Giugno 1991, Federico Carro cresce a Vernazza. Si iscrive al Liceo Artistico Cardarelli di La Spezia e di lì a poco scrive la bozza del suo libro “Il segreto del verziere”. Federico continua a scrivere il suo romanzo “Il segreto del verziere”, e nel frattempo, insieme ad un suo amico sassofonista, riesce a creare un piccolo gruppo. Grazie all’aiuto del suo fonico e di altri collaboratori che gli danno supporto, Federico riesce a completare l’album, intitolandolo “Come un lampo”. Contemporaneamente riesce a terminare il suo libro “Il segreto del verziere” e altri video musicali quali “Lovely storm” e “Replace my soul”.


sabato 28 gennaio 2017

Segnalazione "Libri da leggere": "La voce che non conosci" di Marianna Iannarone

Buongiorno,
Nuova segnalazione "Libri da Leggere"...curiosi??

La voce che non conosci 
Autore: Marianna Iannarone
Casa Editrice: Eretica Edizioni
Genere: Narrativa/Romanzo

Trama: Angelica rischia di avere dei problemi con la giustizia a seguito del compimento di azioni sconsiderate, in quanto ragazzina irrequieta.
Il rapporto conflittuale fra Angelica e i genitori genera delle tensioni fra i coniugi, circa l’educazione da impartire alla figlia.
L’incapacità di poter aiutare concretamente la ragazza, durante la fase adolescenziale, spinge i genitori a rivolgersi a Guido, amico di famiglia.
 Le preoccupazioni aumentano nel momento in cui Angelica decide di frequentare Diego che, le propone un affare illecito.
 La passione per l’arte travolge Angie e Diego in una tormentata e ostacolata storia d’amore.
Diego è un adulto poco raccomandabile, fragile, instabile che vive intrappolato nel suo passato ma vede in Samid il fratello che non ha mai avuto.
Quando Simone scopre che per motivi disparati Angie, Marzia, Valeria, Federica ed Eva sono legate a Diego, viene bruscamente coinvolto in questioni apparentemente risolute.
Un evento tragico soccombe su quei destini incrociati, tanto da rendere tutto più nitido e, solo allora Franco riconosce di essere stato un pessimo padre. Le strade solcate dalla consapevolezza permettono di non perdere mai la speranza, ma fungono come possibilità di ricominciare anche lontano dalle persone amate.

 Target: Young-adult
Lingua: italiana
 Numero di pagine: 122
 Anno: 2016
Rilegatura: Brossura
 ISBN: 978-88-99816-04-9
 Prezzo: € 13,00

Dove acquistare il libro? Al seguente sito http://www.ereticaedizioni.it/?product=marianna-iannarone-lavoce-che-non-conosci (in offerta) e/o sui principali store digitali (Feltrinelli, Amazon, Ibs, Libreria universitaria)

Per tutte le informazioni extra contattare e consultare la Pagina Facebook

venerdì 27 gennaio 2017

Segnalazione "Libri da leggere": "Maria José e Lady Diana di Rosa Santoro

Nuova segnalazione di un libro che speriamo di poter leggere presto!

Titolo: Maria José e Lady Diana
Autore: Rosa Santoro
Genere: Narrativa
Formato (mm.) 200 x 130
Pag. 130
Prezzo: 12,00
ISBN - 978-88-6951-226-1


Quando nello specchio l’immagine che si riflette non somiglia alla tua, ma a un’altra, lo spazio e il tempo si annullano. 
“Maria José e Lady Diana” è un romanzo di Rosa Santoro composto in maniera originale come se le due donne fossero legate da un unico destino. Una storia appassionante per vivere un’illusione di ritratti indefinibili dove un volto diventa l’altro in un gioco di luci e ombre, entità che appaiano e si dileguano come in un sogno. 
         Pagina ufficiale scrittrice: fb.me/rosasantoro.officialpage

Giorno della Memoria: un libro per non dimenticare!

Buongiorno!
In occasione della giornata della memoria, vogliamo proporvi e dedicare questo post ad alcuni libri che, trattando tematiche unite dal filo conduttore di questa tragedia storica, aiutano a tenere viva la memoria e narrano accadimenti che permettono al lettore di toccare con mano la crudeltà di ciò che è accaduto più di 70 anni fa...


l farmacista del ghetto di Cracovia 

di Tadeusz Pankiewicz (UTET)
14,00 euro

Quando in un quartiere periferico di Cracovia viene creato d’autorità il ghetto ebraico, il 3 marzo 1941, Tadeusz Pankiewicz ne diventa suo malgrado un abitante. Pur senza essere ebreo, infatti, gestisce l’unica farmacia del quartiere: contro ogni previsione e contro ogni logica di sopravvivenza, decide di rimanere e di tenere aperta la sua bottega, resistendo ai diversi tentativi di sgombero, agli ordini perentori di chiusura e trasferimento. Rimarrà anche quando il ghetto verrà diviso in due e in gran parte sfollato, quando diventerà sempre più difficile giustificare la necessità della sua presenza.
Grazie a questa sua condizione anomala, coinvolto ed estraneo allo stesso tempo, Pankiewicz diventa una figura cardine del ghetto: si fa testimone delle brutalità del nazismo, fedele cronista dei fatti e silenzioso soccorritore, cercando in tutti i modi di salvare la vita e, quando impossibile, almeno la memoria delle migliaia di ebrei del ghetto di Cracovia.


Il fabbricante di giocattoli
di Liam Pieper
(Bookme)
14,90 euro

Lasciate che vi racconti una storia su mio nonno…” è la frase con cui Adam Kulakov, proprietario di una grande fabbrica di giocattoli a Melbourne, in Australia, ama aprire i suoi discorsi ufficiali. E pazienza se il suo stile di vita di seduttore e bugiardo incallito non ricalca propriamente i valori incarnati dal nobile patriarca. Sì, perché suo nonno Arkady - eroe scampato ai campi di sterminio nazisti, fondatore dell'impresa di famiglia e colonna della società - ha davvero una storia eccezionale alle spalle: quella di un uomo che, sprofondato nel male più assoluto, scopre la sua vocazione costruendo piccoli, rudimentali giocattoli per i bambini di Auschwitz, e così facendo trova la forza di non soccombere. Ma nulla è come sembra in questo romanzo fitto di ombre e di colpi di scena. Sconvolgente, spietato, appassionanteIl fabbricante di giocattoli è la storia di un segreto inconfessabile. Capace di tracciare, in un vertiginoso gioco di rimandi tra passato e presenteun ritratto senza sconti delle ipocrisie, delle contraddizioni delle calcolate amnesie così tipiche del nostro tempo.

  
Carlo Saletti, Frediano Sessi

Auschwitz

Guida alla visita dell'ex campo di concentramento e del sito memoriale
pp. 168 con 90 ill. b/n, 1° ed.
Gli specchi / Gli specchi
978-88-317-2589-7
Ogni anno, dall’Italia, migliaia di visitatori raggiungono il lager di Auschwitz; per lo più gruppi di studenti e di insegnanti, ma anche famiglie e singole persone. Dal 1959 il loro numero cresce continuamente, nonostante sia trascorso ormai più di mezzo secolo dalla sua liberazione. Chi si reca a Oświęcim (Polonia), visita il lager di Auschwitz, che ha sede nel campo base, e poi raggiunge Birkenau, il campo poco distante, spesso non riesce a capire come funzionava questo immenso centro di sterminio e di afflizione. Intorno a questo luogo memoriale immerso in un grande e profondo silenzio che lascia esterrefatti, la vita scorre e la città come i suoi abitanti cercano di mostrarsi per quello che sono oggi, senza riuscire a risolvere (ma si potrà mai?) il conflitto tra il presente e un passato che non passa. Per capire occorre arrivare a Oświęcim preparati e informati, ma poi, sul luogo che tra il 1940 e il 1945 vide morire più di un milione di ebrei e fu il lager del martirio di un’Europa soggiogata dalla scure nazista, gli occhi guardano ciò che rimane senza troppo comprendere. Auschwitz è una guida ricca di informazioni, fotografie e mappe, di suggerimenti puntuali per aiutare il visitatore a entrare in ciò che resta oggi di questo terribile passato, un utile strumento per cominciare a ricostruire la storia del complesso concentrazionario e a rivivere con l’immaginazione i frammenti di vita quotidiana di molti dei deportati ebrei e non che vissero in questo luogo i loro ultimi giorni. 

Elisa Springer

Il silenzio dei vivi


pp. 128, 31° ed.
Gli specchi / Gli specchi
978-88-317-6602-9
Elisa Springer aveva ventisei anni quando venne arrestata e deportata ad Auschwitz con il convoglio in partenza da Verona il 2 agosto 1944. Salvata dalla camera a gas dal gesto generoso di un Kapò, Elisa vive e sperimenta tutto l’orrore del più grande campo di sterminio nazista. Ben presto ridotta a una larva umana, umiliata e offesa, anche nel corso dei sucessivi trasferimenti a Bergen Belsen, il campo dove morì tra gli altri Anna frank, e a Theresienstadt, risucirà a tenere vivo nel suo animo il desiderio di sopravvivere alla distruzione. La sua forza e una serie di fortunate coincidenze le consentono di tornare tra i vivi, dapprima nella sua Vienna natale e poi in Italia, dove all'inizio della persecuzione nazista contro gli ebrei d'Europa, spinta dalla madre, aveva cercato rifugio. Da questo momento e per cinquant'anni la sua storia cade nel silenzio assoluto: nessuno sa di lei, conosce il suo dramma; nessuno vede (o vuole vedere) il numero della marchiatura di Aushwitz che Elisa tiene ben celato sotto un cerotto. Il mondo avrebbe bisogno della sua voce, della sua sofferenza, ma le parole non bastano a raccontare il senso del suo dramma infinito e sempre vivo. La sua vita si normalizza, nasce un figlio. In quegli anni è proprio la maternità il segno della sua riscossa contro i carnefici. Cinquant'anni dopo proprio questo figlio, Silvio, vuole capire, sapere e lei, per amore di madre, ritrova le parole che sembravano perdute. Unico caso al mondo di un silenzio così profondo che si interrompe con in racconto della storia della sua drammatica vita, morte e rinascita, il libro di Elisa Springer assume il peso di quei testi che sanno parlare agli uomini e alla storia, al cuore e alla mente.

La voce dei sommersi
Manoscritti ritrovati di membri del Sonderkommando di Auschwitz

a cura di Carlo Saletti
 
Il libro che ha ispirato il capolavoro di László Nemes IL FIGLIO DI SAUL, vincitore del Grand Prix al Festival di Cannes e distribuito in Italia da Teodora Film dal 21 gennaio 2016. ...continua

 
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Le donne e l'Olocausto
Ricordi dall'inferno dei Lager
Lucille Eichengreen
traduzione di Errico Buonanno

Le donne e l'Olocausto è uno dei pochi memoriali che si concentra esclusivamente sulle donne. Con sincerità straziante, Lucille Eichengreen offre uno sguardo approfondito e sincero dell'esperienza femminile nei campi nazisti. ...continua

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Eravamo ebrei
Questa era la nostra unica colpa
Alberto Mieli, Ester Mieli

Alberto Mieli dopo settant'anni racconta per la prima volta alla nipote Ester la sua infernale esperienza da deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. «Non c'è ora del giorno o della notte in cui la mia mente non vada a ripensare alla vita nei campi, a quello che i miei occhi sono stati costretti a vedere.»
...continua

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Racconti dal ghetto di Lodz
Gli scritti ritrovati di un adolescente morto ad Auschwitz
Abram Cytryn
traduzione di Frediano Sessi

Ritrovati a Lodz dopo la guerra e conservati dalla sorella per cinquant'anni, i taccuini di Abram Cytryn costituiscono un documento eccezionale e sconvolgente sul ghetto di Lodz, dove Abram ha vissuto dal 1940 al 1944. ...continua

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Signora Auschwitz
Il dono della parola
Edith Bruck

Obbligata a rendere conto di un orrore che non si lascia raccontare la "sopravvissuta" non può andare oltre e ritrovare una serena normalità, è costretta ogni volta a ricominciare da capo, esattamente dal momento nel quale gli aguzzini si impadroniscono di lei, facendone, per sempre, una "vittima". ...continua

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 scheda   TASCABILI MAXI
 

Ricomporre l'infranto
L'esperienza dei sopravvissuti alla Shoah
David Meghnagi

Meghnagi cerca di analizzare l'esperienza dei sopravvissuti alla Shoah affrontando il tema dell'elaborazione del lutto collettivo attraverso quattro figure chiave: esse rappresentano tutti coloro che si sono misurati con il male assoluto. ...continua
 

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mercoledì 25 gennaio 2017

Iperborea: l'editore dal soffio nordico

Buonasera Libranti,
ci siamo soffermati spesso sulle case editrici che apprezziamo in particolar modo.
Vi abbiamo parlato di Adelphi, per esempio, che ci affascina con semplicità e titoli unici.
Oggi vogliamo parlarvi di Iperborea, una casa editrice caratterizzata da libri che parlano e ci raccontano del Nord Europa e di quei paesi scandinavi che producono numerosissimi autori dai nomi spesso difficili da pronunciare.

Fondata nel 1987 da Emilia Lodigiani, che vanta il titolo di Cavaliere dell'ordine Polare, l'alto riconoscimento che viene insignito dal Parlamento e dal re Svedese, Iperborea nasce proprio con l'obiettivo di far conoscere e apprezzare la letteratura del Nord Europa in Italia.

I nomi degli autori più famosi pubblicati da Iperborea vanno da Arto Paasilinna con "l'anno della lepre" a Bjorn Larsson con "La vera storia del Pirata Long John Silver" passando e incrociando autori che tracciano una linea tra Svezia, Norvegia, Danimarca e Finlandia.
L'ampio elenco di titoli e autori si arricchisce anche con scritti dell'area olandese, estone e islandese dove non mancano di apparire anche le antiche saghe medioevali.
Dal 2010 nasce "Ombre", un'apprezzatissima collana di gialli che ha riscosso enorme successo.

"Alle edizioni Iperborea si deve tanta conoscenza
delle appartate letterature nordiche,
che così spesso sono state anticipatrici e rivoluzionarie
stazioni meteorologiche della modernità."
Claudio Magris
Dal 1987, il tratto riconoscibile delle pubblicazioni Iperborea passa per il formato "mattonella" da 10x20 cm e dalle tinte pastello delle copertine.
L'unico restyling che la casa editrice si è concessa nel 2015 per i 28 anni dalla nascita, è il cambiamento del carattere tipografico e della carta: con copertina e sovracoperta (stesso metodo usato dalla già citata Adelhi...casualità?)

Chiudiamo sognando con l'origine del nome Iperborea, ispirato al leggendario popolo degli Iperborei, collocati dai greci "oltre la Bora, il vento del Nord".

Il sogno nel cassetto è quello di poter alimentare la nostra libreria con questi piccoli capolavori, unici per contenuto, delicati nei colori e nelle figure e insostituibili per la grande cultura che racchiudono e che noi adoriamo.

Se anche voi amate la letteratura scandinava o siete amanti del Nord in generale, vi segnaliamo che dal 2 al 5 Febbraio, a Milano, ci saranno "I Boreali" un Nordic Festival assolutamente da non perdere.





martedì 24 gennaio 2017

Segnalazione "Libri da leggere": "Ce n'era bisogno?" di M. Medaglia e G. Giovannazzi

Ce n'era bisogno?
Di Mauro Medaglia e Gabriele Giovannazzi



Casa editrice: Linee Infinite
ISBN: 978-88-6247-151-0
 Pagine: 228
 Prezzo: € 12,00






Il libro: "Ce n'era bisogno?"
 “Cosa hai fatto dai venti ai quarant’anni?” “Un cazzo!", Fabio, un quarantenne come molti.
 Dopo il liceo il tempo è volato, e con lui anche il sogno di diventare un cantante. Ha una moglie bellissima, Laura.
Un nuovo lavoro, soldi, e canzoni lasciate in un cassetto.
Il suo amico Mino è partito ma l’amicizia rimane intatta tramite un rapporto epistolare con confessioni e telefonate notturne.
 I ricordi della scuola sono dietro l'angolo insieme ad Angelica, ex compagna di liceo, che torna col suo segreto nella vita di Fabio. Un’amicizia inspiegabile e pericolosa.
Gli imprevisti diventano vantaggi e le vite si ingarbugliano.
Ce n’era bisogno di mettere a repentaglio la propria stabilità per essere felici? Ce n’era bisogno di rischiare per sentirsi vivi?
Serve il coraggio, per abbandonare un sogno e mettere in discussione un matrimonio e il rapporto con Mino.
Questa storia è la canzone che inizia in fondo al pullman nelle gite scolastiche, è la foto di classe a fine anno, prima della notte prima degli esami. È la promessa di non perdersi dopo il diploma. È la leggerezza, un passo indietro a quella maturità piena di nostalgia, che ti stringe il petto appena varcato il portone del liceo per l'ultima volta.

Gli autori: Mauro Medaglia (14 gennaio 1980) è anche autore televisivo. Per Linee Infinite ha pubblicato “Voglio vedere l’effetto che fa” (2015) e il mini book “Poker” (2016). Gabriele Giovannacci (2 luglio 1982) vive e lavora a Milano facendo anche il disegnatore di fumetti. Con Linee infinite ha pubblicato il romanzo “Voglio vedere l’effetto che fa” (2015).

“Intervista agli autori”: Eccoci al vostro secondo libro: come è nato questo progetto ? Quanto deriva dal primo?
 Mauro: L'idea di scrivere un'altra storia è arrivata durante la scrittura delle ultime righe del primo romanzo. Dopo l'urgenza di descrivere la provincia e certi ricordi anni 90, avevo la voglia di raccontare una parte di vita per me fondamentale: la fine della scuola, la vita dopo il diploma, i sogni non realizzati e il tempo buttato di chi si sveglia a quarantanni, troppo tardi.

Gabriele: Questo lavoro è nato per un naturale desiderio che proviene dal primo progetto “Voglio vedere l’effetto che fa” che non ci aveva ancora spremuto fino in fondo lasciandoci senza parole, ma che ci ha spinto sull’onda dell’entusiasmo, per raccontare ancora qualcosa che in parte conosciamo. Non è un seguito, non ha nulla a che vedere col primo romanzo, ma tratta di una generazione che toccheremo con mano fra non molto e che conosciamo da anni grazie alle persone con cui abbiamo a che fare, persone che in qualche modo tirano le somme dei primi “anta” e che vorrebbero ma non fanno nulla per cambiare in meglio (dove non ci sarebbe nemmeno il bisogno di strafare...). Siamo circondati dalle parole del nostro nuovo lavoro e, anche se non da protagonisti, ne facciamo parte. Per ora.

Questa è la storia di un quarantenne che rimette tutto in discussione per ritrovare la sua giovinezza e non tradire se stesso.
Vale la pena di rischiare tutto in questo modo?

Mauro: Non è mai troppo tardi, anche se è più difficle. Il tempo del liceo è un periodo magico. I primi amori, il desiderio di un futuro da favola, gli amici che promettono di non perdersi mai. Nelle scuole superiori c'è quella meravigliosa consapevolezza di vivere un momento che ti resterà per sempre nei ricordi e nel cuore. Ci si crea decine di progetti che poi una volta fuori da quell'istituto si distruggono. Vale la pena di rischiare se si è dei coraggiosi, ma per molti è molto più sempice vivere col freno a mano tirato, fingendo di essere felici vivendo una vita banale. Fabio, il protagonista del libro, riesce a mollare quel freno grazie a una persona molto speciale...

Gabriele: Io credo che, visti da fuori, i soggetti e le storie siano molto semplici da gestire, è come guardare un film horror e, nel momento in cui la ragazza indifesa di turno entra dove non dovrebbe entrare, noi siamo pronti a gridare: “Lo sapevo”. Credo che ognuno di noi abbia dei desideri nascosti che vorrebbe si avverassero ma senza sconvolgere la propria vita, che ci si è accuratamente costruiti con anni di fatica e dedizione. Ma quel desiderio, quel maledetto desiderio è sempre lì a bussare. Trovare la forza di saltare è da pazzi ma è anche da applausi. Non trovo importante l’età perché a vent'anni, quaranta o settanta, il salto che si fa, va sempre oltre ogni limite possibile, è sconvolgere le proprie vite, è coraggioso e commovente. 10 + a chi stacca i piedi da terra contemporaneamente!

 Quanto c’è di voi in questo testo? Quanto della vostra generazione? 

Mauro: Di me c'è la passione che Fabio (il protagoista) ha per la musica, per le canzoni. C'è un mondo pop fatto di piccole semplici cose. In questo libro non parliamo della nostra generazione ma di quella precedente, i quarantenni di oggi. In comune con la nostra generazione c'è che abbiamo tante teorie e poche conoscenze. In comune c'è l'irrequiezza e anche la fragilità, ma quello è un sentimento che va conservato. Uno scrittore che non offre speranze, secondo me, non ha il diritto di fare lo scrittore. Di noi, qui dentro c'è la voglia di vivere, di sperare che non sia tutto qui. E poi c'è molto ottimismo, e la sensazione finale che il tempo che passa veloce non sembra far male.

 Gabriele: Fabio, il protagonista di questo lavoro, non era mio amico. Fabio mi è stato presentato da Mauro perché rientrava nei suoi desideri di volerlo raccontare, di viverlo rivivendo, cose a lui molto vicine, e di renderlo vivo. È la generazione che ci precede e la vediamo così vicina che ho dubbi sulla mia età ogni volta che me la chiedono. Fabio l’ho odiato. Ho odiato la sua vita, la sua famiglia e i suoi amici proprio perché non li conoscevo. Poi sedendomi vicino a Mauro mi sono lasciato andare e l’ho conosciuto meglio e, pur non avendo il background che Marco del primo libro aveva (cioè molto simile al mio), ho incominciato a volergli bene e ad amare tutto ciò che lo circonda. Insieme a Mauro abbiamo creato il sentiero giusto per Fabio, scavando nel suo intimo e rendendolo reale ai nostri occhi. Ora siamo ancora in terapia e prendiamo un sacco di pillole.

 Quanto i vostri rispettivi lavori creativi influenzano la vostra attività letteraria? 

Mauro: Ho scritto il primo romanzo di nascosto da tutti. Dagli amici e dal mio ex lavoro impiegatizio. Provengo da genitori che mi hanno incultato queste frasi: «Prima si fa quello che si deve, poi quello che si può, poi quello che si vuole!»... e scrivere un libro mi sembrava di rubare il tempo, mi sentivo clandestino. Ora faccio un lavoro creativo, lavoro in una redazione tv e scrivere un romanzo è la cosa più normale di tutte. Ma sia un lavoro o l'altro hanno influenzato in egual modo la scrittura. Scrivere è un lavoro di fantasia, è un volo gratuito.

Gabriele: Io lavoro in un ristorante. Prossima domanda? … Dicevo, lavoro in un ristorante ma ho sempre disegnato fumetti, vignette e caricature e non c’è nulla a livello narrativo che possa collegarmi al romanzo in questione. Ok, c’è di mezzo la copertina che ho disegnato ma bisogna andare oltre. La cosa più grande che influisce, che ha influito e che influirà in futuro, è la voglia di raccontare e di comunicare qualcosa che si ha nel sangue. Assecondare il bisogno che la creatività mi detta, nutrire quel mostro che ha sempre fame di idee nuove.

Un libro scritto di nuovo a quattro mani. 
Il sodalizio letterario si è quindi consolidato?

 Mauro: E' stato meno semplice. Gabriele ha fatto un duro lavoro nel calarsi in un mondo che non è il suo. Ma questa è una storia ricca. Dentro c'è la storia di un'amicizia tra uomo e donna, c'è una storia di violenza sulle donne e i vari problemi legati a queste circonstanze. C'è la storia di un rapporto tra due amici che si sono lasciati troppo presto, e la voglia di avere un figlio. Abbiamo raccontato una storia che può toccare varie sensibilità.

Gabriele: Mauro è la parte che serve a me per andare avanti nelle cose che penso, che vorrei fare ma che poi dico ok, ora lo faccio, ma guarda che strana forma quella nuvola e quanto ci mette la metropolitana ad arrivare e com’è comodo questo divano... e ok, io vadoadormirebuonanotteamore. È la costanza, la voglia, l’insistenza, la passione e mi ha fatto scoprire che posso arrivare in fondo a qualcosa anche senza le armi puntate alla testa. Non smetterò mai di ringraziarlo. Due volte bastano.

 Scusate la battuta ironica, ma ve la siete cercata: ce n'era bisogno di scrivere un secondo libro?

Mauro: E' quello che ci siamo detti appena abbiamo «partorito» il titolo! Abbiamo riso chiedendoci effettivamente se «ce n'era bisongo o no». Tra l'altro questa frase l'abbiamo inserita anche nella canzone che abbiamo creato per il booktrailer. La storia era in canna, andava solo aggiustata per scriverla in due. Sarebbe stato un vero peccato lasciarla nel cassetto. Saranno poi i lettori a dare la risposta finale, ce n'era bisogno?

Gabriele: Questa ve l’abbiamo servita su un piatto d’argento. È proprio per il nostro bisogno di raccontare, per l’entusiasmo che la scia del primo libro ha lasciato e per la necessità di spremerci fino all’ultimo vocabolo conosciuto, che abbiamo visto l’effetto che fa e ci abbiamo preso gusto. Quindi secondo noi sì, ce n’era bisogno. Secondo i nostri amici magari un po’meno.

Come si suol dire: non c'è il due senza il tre? 

Mauro: E' troppo presto. A differenza del primo libro, io ora un'altra storia in mente non ce l'ho. Con questo secondo romanzo ho svuotato il sacco. In due volumi ho raccontato tutto quello che volevo dire. Sono due sogni, due viaggi, due pezzi di vita importanti. Fotografie che ho scattato e che ho messo in bella mostra, come dei poster. Storie che hanno il sapore autobiografico, ma è così solo in parte. Mi piace raccontare la vita semplice, i voli introspettivi. Ma poi penso che è anche giusto avere sempre delle sfide da giocare e farsi venire nuove idee, e quindi forse, sarà la vera grande sfida... quella di trovare altre storie.

Gabriele: Credo che per i prossimi progetti dedicherò la mia concentrazione e la necessità di raccontare in qualcosa che forse mi riesce meglio, cioè nei fumetti. Dico così perché per noi è stata un’avventura bellissima, due avventure bellissime (e siamo solo all’inizio della seconda) ma non ci sentiamo scrittori, siamo due ragazzi che hanno avuto la straordinaria fortuna di avere la possibilità di mostrare a tutti parte dei nostri pensieri, con le parole messe nel posto giusto. Con questo non vorrei mai escludere il mio “socio” per altri progetti del genere, però penso che ci godremo i frutti di questo lavoro e poi Mauro non mi chiamerà più. Finalmente. Sto scherzando. Mi chiamerà ancora.

 Intervista a cura dell’ufficio stampa di Linee Infinite Edizioni.

Per ulteriori informazioni:
 www.lineeinfinite.com - mail: ufficiostampa@lineeinfinite.net

 Distribuzione: Tutti i libri di Linee Infinite possono essere ordinati sul sito della casa editrice, su www.mondadoristore.it, su www.libreriauniversitaria.it, su www.ibs.it e scrivendo all'indirizzo commerciale@lineeinfinite.net.

 Distributori per le librerie: Libri Diffusi: http://www.libridiffusi.com/ ; Fastbook: http://www.fastbookspa.it/ ; Libro.Co. Italia: https://www.facebook.com/librocoitalia/

Recensione: "Diario di una squilibrata" di Clarissa Tornese


Diario di una squilibrata
Clarissa Tornese




Formato: Brossura
Genere: Commedia "tragicomica"
Editore: Bibliotheka           
Pagine: 158


Giudizio in due parole: Volgarmente meraviglioso



“Merda!”
Questo è uno dei vocaboli che Janis, una trentenne infantile ed impulsiva, si ritrova spesso ad esclamare all’interno di questo suo diario.
Scrivere per tenere traccia dei suoi errori e riflettere sulla sua disastrosa esistenza; questo è il consiglio che la sua esasperata psicologa le ha dato.
Janis lo fa, ma senza capire che il solo mettere nero su bianco i suoi problemi non basta per risolverli magicamente e, soprattutto, senza fatica. Bevendo e fumando come una disperata, continua quindi a scappare dalle responsabilità alla velocità della luce. A fermare la sua folle corsa però sarà un incontro imprevisto che la costringerà forzatamente a cambiare in meglio… o in peggio?
È il diario di una ragazza dei nostri giorni; fumatrice accanita, dedita alla bottiglia ed al fast sex, completamente allergica alle stantie dinamiche famigliari (in primis il procreare). La protagonista è una sorta di Peter Pan al femminile che passa la vita tirando a campare, nascondendo i suoi problemi nei cassetti più reconditi della propria coscienza.
Scritto in modo irriverente e sboccato, sessualmente disinibito ed anticonformista, l’obiettivo è certamente quello di far ridere. Ma, perché c’è sempre un ma, spesso dietro al ghigno si cela un velo di amara malinconia.

Recensione:
Sboccato, esplicito, senza filtri, irriverente....L'HO ADORATO!!!
Inizio da ciò che lo contiene: la copertina!
Quando si vede la copertina si intuisce il ritmo e lo stile del libro che si sta per iniziare a leggere.
La foto è meravigliosa e i colori azzeccatissimi!
Una volta aperto il libro si incontra subito la protagonista, che in una presentazione da quiz televisivo direbbe più o meno così:
"Janis, chiamata così in onore di Janis Joplin, anni 30, romana de Roma, figlia di madre hippie, dallo stile di vita discutibile, e di padre ignoto, sorella di Jim (in onore di Jim Morrison) con tre grandi certezze nella vita: alcool, fumo e sesso!
Quarta certezza: odio viscerale per i cuccioli di uomo!! BAMBINI STATE ALLA LARGA"

Il problema principale di Janis è legato all'alcool che nel tempo, l'ha portata a vivere esperienze talmente oltre al limite della decenza, da portare la sua psicologa, la Dottoressa F., a consigliarle di scrivere un diario al fine di valutare le sue azioni, il suo atteggiamento e la sua vita a mente lucida e non condizionata dalle sbronze quotidiane.

Il libro contiene questo diario, scritto spesso accompagnata da una birra o da una sigaretta:
"Mi accendo una sigaretta e vi racconto..."
Il risultato di questo scritto è il racconto della quotidianità, intervallata da racconti del passato che condizionano il presente e da riflessioni sul futuro e sulla vita, che potrebbe essere influenzata da avvenimenti casuali e non dalle scelte volontarie di Janis...

Janis è una ragazza che vive il presente in modo disordinato, che ritiene che non ci siano responsabilità nella vita tanto grandi da non poter essere affrontate con una bottiglia di birra o di vino in una mano e una sigaretta nell'altra.
Per esigenze economiche, perchè l'affitto e le birre vanno pagati, Janis trova lavoro al "Drunken Cats" dove, tra qualche incertezza iniziale, trova il suo equilibrio e le prime due persone che la trattano con rispetto e affetto sincero, Marco, il titolare e Dario, il barman.
Ad orari improbabili e in condizioni improbabili, Janis torna a casa e riporta fedelmente gli accadimenti quotidiani sul suo diario senza omettere dettagli, spesso volgari e moralmente discutibili, conditi con riflessioni legate al passato e al condizionamento che avvenimenti e una famiglia poco presente hanno portato nella sua vita.
Oltre alla presenza di Marco, Dario, dell'amico Fil e dell'immancabile (e adorabile) micia Sbronza, Janis incontra al "Drunken Cats" il biondone Max, "capelli biondi, occhio color indaco, fisico da surfista, pelle bruciata dal sole. ", che entrerà nella sua vita in punta di piedi e riuscirà a scardinare certezze rese tali da insicurezze, riuscirà a motivare Janis ad avere atteggiamenti meno espliciti e il caso li porterà ad essere tanto vicini quanto a compensarsi l'uno con l'altra, e sarà proprio Janis a capire quanto il passato abbia condizionato il suo modo di pensare e di agire nella vita.
Scappare dai problemi non li elimina me ne rimanda l'incontro.

Questo libro, non lo nascondo, mi è piaciuto tantissimo!
Attraverso la semplicità di un diario e racconti della protagonista, si apprezzano e vivono le esperienze ai limiti della decenza che hanno portato e portano Janis a vivere in modo discutibile.
Attraverso i racconti di esperienze passate si sentono le carenze educative, la mancanza di una figura paterna, l'assenza di responsabilità di quella materna e il rapporto unicamente "di necessità" del fratello.
Da questo passato nascono e vivono ogni giorno delle insicurezze che condizionano il pensiero e il modo di agire della protagonista, oltre al tentativo di nascondere le difficoltà con rapporti privi di coinvolgimento, abuso di alcool e sigarette e un'ingenuità decisamente adolescenziale e meno adatta ai 30 anni di Janis.
Le insicurezze, la necessità di evasione ma soprattutto l'odio per i bambini, sono il risultato di insicure basi sulle quali Janis ha costruito la propria esistenza.
L'arrivo di Max nella vita della protagonista, gli accadimenti che sconvolgono la quotidianità e il reale interessamento nei suoi confronti, porteranno Janis a confrontarsi per la prima volta con qualcuno realmente interessato a lei e le certezze, costruite come un castello inattaccabile, vacilleranno sotto i colpi dell'amore e dell'affetto sincero.


Con un linguaggio sboccato, racconti dettagliatamente volgari, pensieri sconci e situazioni paradossali, l'autrice riesce in modo perfetto, frizzante, allegro, e per nulla scontato a unire una storia divertente e irriverente, affrontando temi per nulla facili come l'abbandono, le responsabilità, le insicurezze e le paure.
Attraverso grandi risate e racconti dal diario di Janis, si arrivano a toccare temi sulla responsabilità e su quanto il destino possa capovolgere la vita e obbligarci ad affrontare quelle situazioni da cui scappiamo da sempre.
Nota: i geniali bigliettini che si trovano all'inizio di alcuni capitoli del padrone di casa e delle scuse di Janis sul ritardo del pagamento dell'affitto, sono il tocco geniale e regalano con tanta semplicità grandi e grasse risate.

Ho trovato geniale questo diario, questo racconto, ciò che dice e ciò che vuole dire.
Ho amato il modo in cui è scritto, le descrizioni, gli avvenimenti e le esperienze passate.
Ho adorato il ritmo, il metodo di scrittura, la velocità di svolta e di racconto.
Ho sorriso e poi mi sono commossa.
Un diario che non bisogna pensare che, per il contenuto divertente e volgare sia scritto in modo elementare, anzi!
L'autrice alterna un linguaggio sboccato ad un filo narrativo lucido e impeccabile, dove termini e tempi verbali sono perfettamente ordinati e corretti, frutto certamente di una conoscenza della lingua italiana per nulla scontata!
L'ho semplicemente divorato (24 ore) perchè potrebbe sembrare un libro allegro e sboccato (lo è), ma nasconde anche profondi significati e riflessioni che danno una parte finale ricca di frasi e momenti commoventi e di riflessione.
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Clarissa Tornese è nata nel 1987 a Roma, città di cui è profondamente innamorata in quanto incasinata e folle, proprio come lei. Nonostante sia laureata in Architettura, alla professione preferisce passare le giornate a scrivere. Oltre ad amare da sempre la scrittura ha un’immensa passione per il vino che, anno dopo anno (o meglio, bicchiere dopo bicchiere) l’ha condotta verso la qualifica professionale come Sommelier. 
Per quanto riguarda il resto; le piacciono le piante, detesta la moda, è in perenne ritardo (agli appuntamenti e nella vita in generale) ed ama follemente i gatti. 
Ad oggi vive a Roma dove scrive, beve e fa di tutto per non lavorare.


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"Ho un mal di testa allucinante, mi sento come Alice mentre cade nel tunnel all'inseguimento del bianconiglio. Devo assolutamente trovare il Gaviscon. Ieri ho fatto il colloquio di cui vi ho parlato, nel locale a Campo dei Fiori e...no scusate. Non ce la faccio, devo andare a vomitare."